Ho avuto recentemente l’opportunità e il piacere di presentare la plenaria dell’AI Festival insieme a Cosmano Lombardo (ideatore dell’evento). Una manifestazione che ha riunito alcuni dei più importanti esperti del settore per discutere di intelligenza artificiale, economia e futuro del lavoro.

Moderare questo evento è stato stimolante soprattutto perché mi ha permesso di confrontarmi con idee e visioni diverse sul ruolo che l’AI avrà nei prossimi anni.

Sul palco sono intervenuti, tra gli altri, Robin Wauters e Bart Becks che hanno approfondito il ruolo dell’AI nell’innovazione europea. Alessio Pomaro ha illustrato il potenziale degli Agents e Reasoners, dalla loro ottimizzazione fino alla loro integrazione in processi produttivi. Davide Casaleggio ha offerto una riflessione provocatoria sul limite umano nella produttività dell’intelligenza artificiale, esplorandone le implicazioni economiche. Anna Ascani ha evidenziato il ruolo strategico che l’Europa potrebbe assumere in questo ambito, soprattutto in un momento in cui la leadership globale sembra meno scontata, mentre Massimo Chiriatti ha portato sul palco una discussione filosofica sulla “Critica della ragione artificiale”, indagando il ruolo e i limiti dell’AI nelle strutture sociali contemporanee.

Proprio durante questo evento, riflettendo sull’impatto dell’arrivo di DeepSeek, ho percepito una nuova consapevolezza per l’Europa. Quello che alcuni chiamano il “momento Sputnik” dell’intelligenza artificiale ha scosso profondamente sia gli Stati Uniti, colpiti nella loro certezza di superiorità tecnologica, sia l’Europa, che invece ne ha tratto una spinta a risvegliarsi e rilanciare con nuove iniziative, come InvestAI.

Moderare l’AI Festival mi ha dato l’occasione non solo di approfondire queste tematiche, ma di viverle in prima persona, osservando da vicino quanto sia dinamico, competitivo e, soprattutto, quanto siano ancora aperti i giochi nel mondo dell’intelligenza artificiale. La storia è ancora tutta da scrivere.

Robin Wauters e Bart Becks